20 novembre 2006

I Got The Blues

Non ho più le rondini a darmi segni di pioggia.
Devo immaginare le nubi dietro i palazzi,
gettare lo sguardo fino all'orizzonte.
O annusare il vento se sa di bagnato.
Arriva l'acqua, vedi? E non la so evitare.

18 novembre 2006

As Time Goes By

Due anni, non ci posso credere. Sono già passati due anni. Sembra ieri eppure già lontano. Quasi irraggiungibile dalla memoria immediata.

E' periodo ricco di anniversari questo, mi confondo a pensarci. Infatti sono confuso e avrei dovuto scrivere ieri di uno più importante.

Mario Soldati nasce il 17 Novembre 1906 a Torino. Dopo aver compiuto i primi studi presso i Gesuiti, si laurea in Lettere e in seguito frequenta a Roma l’Istituto superiore di Storia dell’Arte. Nel 1929 consegue una borsa di studio e si reca in America, dove rimane fino al 1931. Nasce dal suo fellowship presso la Columbia University il libro America, primo amore. Prima di partire per l’America aveva pubblicato nel 1929 Salmace. Portò sullo schermo numerosi romanzi della fine dell’Ottocento, come Piccolo mondo antico, Malombra. Ridusse, tra l’altro, per il cinema Le miserie di Monsù Travet, da una commedia di Bersezio, ed Eugenia Grandet di Balzac. Vissuto a lungo fra Roma e Milano, ha trascorre la sua vecchiaia in una villa di Tellaro, nei pressi di La Spezia, fino alla morte, avvenuta nel 1999. >>>

Soldati è stato geniale, poliedrico e innovativo in una maniera molto pacata che lo ha fatto notare meno di altri autori contemporanei. Qualche critico dice è tempo che gli sia dato il posto che merita nell'Olimpo. Io dico leggetelo, guardatelo e divertitevi con lui.

Mi accorgo ora che le celebrazioni per il mio più famoso omonimo qui a Roma sono già concluse. Arrivo tardi anche per questo. Meno male ho ancora qualche sigaro dell'anniversario da gustare. Alla sua.


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Su "Vibrisse" trovate una serie interessante di articoli

Alla scoperta di Mario Soldati - 1^ Puntata (di Leonardo Colombati)
Alla scoperta di Mario Soldati - 2^ Puntata (idem)
Mario Soldati: cento anni fa nasceva un curioso viaggiatore (di Tonino Pintacuda)

16 novembre 2006

Padri e Figli

La prima memoria che ho di mio padre è alla stazione, lui che mi salutava stringendomi forte contro il panno ruvido della divisa e mi baciava sui capelli. Tornò tre anni dopo che io già andavo a scuola ed era cambiato da come me lo ricordavo. Mezzo sordo per i bombardamenti, la faccia scavata e le mani sempre tremolanti.
Aveva un modo strano lui di riprendermi, quando facevo i capricci perché non volevo andare a letto o non mi andava di mangiare e volevo solo giocare. Mi diceva: “guarda che fuori c’è gente che muore!” e io non lo capivo. Intuivo dal suo sguardo triste dietro gli occhiali che voleva dirmi qualcosa di grave e profondo e gli ubbidivo, ma mi sfuggiva il senso.
Un pomeriggio di fine Ottobre -avevo dodici anni- stavo giocando nell’aia e mi arrivò inconsueto quello strillo di mamma da dietro la cascina. Il babbo era riverso sull’uscio della rimessa degli attrezzi, con le braccia piegate all’indietro come se stesse spingendo via qualcosa. Prima che mi trascinasse via con il viso coperto col grembiale lo guardai bene. A vederlo così con gli occhi aperti in quella posizione non sembrava morto.

Più tardi, molto più tardi, con le bombe che sbracavano i palazzi ed i cadaveri straziati per le strade capii quello che mio padre voleva dirmi. Mi voleva avvertire che la guerra è maligna. E che la vita spesso è troppo breve per sprecare il tempo in capricci. Mi parlava con lo sgomento del suo sguardo dell'orrore della morte. Voleva un mondo nuovo per me. Mi voleva semplicemente bene.
Io adesso con questa creatura in grembo, la sua testolina nelle mie palme aperte, ripenso a mio padre e lo vedo bambino. E' tutto tranquillo stanotte ed è come se lui fosse qui e non dovessi più morire nessuno là fuori.

12 novembre 2006

Ragioni Etiliche - 6

Roma è una gran città. Basta che ti butti dentro i vicoli dietro corso Vittorio e ti sembra che stai cent'anni, duecent'anni indietro col tempo. Io poi in rione Ponti ci sono nato, lo sento dentro.
Ci sono tornato l'altra sera che c'era un caldo incredibile per essere a Novembre. Una serata così calma che nemmeno le squadracce di ragazzetti davano troppo fastidio.
La piazzetta della pace, vicolo del fico, il chiostro del Bramante e poi giù fino a tor Millina; tanti ricordi di bevute notturne quand'ero anche io un ragazzetto e in cerca di guai.
C'è quel palazzo lì tutto coperto di rampicanti fino al tetto. Una bellezza anche a guardarlo da fuori. Mi sono detto: ecco questo è un bel posto per pisciare! E mentre mi svuotavo pensavo adesso ti prendo un ciccetto, edera, e ti pianto anche a casa mia. Magari viene tutto il muro verde anche da me. Poi mi sono accorto che da un buco nel muro usciva tutta una piantina di trifogli. Mi sono messo a cercare se trovavo anche un quadrifoglio, ma niente.
Io l'unico quadrifoglio l'ho trovato a Cork, quella volta che ci fermammo per due settimane in Irlanda. Un quadrifoglio d'oro che avevo regalato a quella ragazza -mi ricordo ancora il nome- Joanne. Una testa piena di ricci e due gambe da paura! Eh, io con Joanne ci sono stato tutta la franchigia a letto con una bella scorta di whiskey a portata di mano. Poi non ho mai più trovato quadrifogli. Chissà se lei ce l'ha ancora. Sono passati trent'anni. Chissà se c'è ancora Cork!
Certo che sarebbe forte trovare un sistema per far crescere solo quadrifogli dalle piante. La gente pagherebbe chissà quanto per avere fortuna. Mentre pensavo appoggiato ancora al muro, ha cominciato a piovere. A gocciolare dalle grondaie sfondate. M'è sembrato tutto molto giusto.
Sono tornato a casa, attento a non slittare sulle ruote lisce del motorino, e qui mi sono messo a cercare nei vasi e nel giardino, ma c'era solo stupida erba.
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Ragioni Etiliche - 5 >>>

03 novembre 2006

(in)compreso

Oggi mi hanno detto che a volte parlo così difficile che non mi capisco neanche io.
Mi ha fatto sorridere, ma mi sa che non era un complimento. Mi sa.

02 novembre 2006

9 months

We have been facing it day after day
Like a slow declining spiral.
It is the antonym of gestation

01 novembre 2006

tornando all'essenziale

"Mentre si parlava di racconti brevi, di vita e di morte, di Kerouac e di Montale, cominciammo a spalmare il patè di olive sui crostini."

[citazione autorizzata di M. da una località imprecisata dell'Insubria]