25 giugno 2007

senza senso (apparentemente)

L'altro giorno m'è capitato di buttare l'occhio su una targhetta nuova nel corridoio dove è il mio ufficio. E' un corridoio lungo di tutte porte uguali rivestite in lamina finto legno. Difficile che faccia attenzione alle targhette: sono sempre le stesse e io sto sempre immerso nei pensieri miei. Anzi capita a volte che entro nell'ufficio prima o in quello dopo del mio tanto sono distratto. Eppure questo l'avevo notato, il nome di una collega che conosco da un sacco di anni anche se non siamo mai andati oltre il saluto o una chiacchierata nel corridoio. Però era un po' che non la vedevo, era stata trasferita, ed ho pensato: "to', è di nuovo qui!"
M'hanno detto che ieri è morta di cancro. Le targhette non significano veramente nulla.

23 giugno 2007

piccole necessarie confessioni

Non so voi, ma io mi sento sempre un po' strano quando qualcuno che non conosco mi confida qualcosa di intimo di punto in bianco.
Come per esempio, l'altro giorno, il mio vicino per sottolineare quella sensazione di violazione che rimane sempre quando ti entrano i ladri in casa, mi ha raccontato i dettagli della notte, di come stava copulando con la moglie e di quello sfinimento post coitale che ti rende quasi insensibile a tutti i rumori.
Sarà che in condizioni normali ci vogliono le pinze per tirarmi fuori qualcosa di personale, anche alle persone che mi amano e mi conoscono bene, ma provo sempre un brivido d'imbarazzo in certe situazioni.
Ieri pomeriggio m'è successo ancora mentre stavo concludendo una transazione commerciale, in un garage, che, se ci pensate, è il momento e il luogo che ispirano di meno forse a questo tipo di aperture. Eppure, quest'uomo suppergiù della mia età, che avrò visto tre volte in tutto, s'è messo a parlare di come ha perso la madre di leucemia. Della rabbia delle sedute di chemioterapia, guardandosi intorno e vedendo quanti giovani facevano compagnia alla sua vecchia. Niente di nuovo, io sono un duro, lo fissavo con la consapevolezza che la vita è così. Ma quando a sintetizzare l'indegnità della cosa mi ha versato addosso: "sono finito a dover fare il bidet a mia madre, capisci?" E io, sì, capisco e ho dovuto abbassare lo sguardo. Una stretta di mano, i convenevoli, come se niente ci fossimo detti, ed ero fuori all'aria afosa.
Sono a disagio, voglio pensare ai casi miei e non capisco perché mi vuoi dare più informazioni di quelle di cui ho bisogno.
M'è rivenuto in mente d'aver letto qualcosa su un altro blog che affrontava il tema e confidava, riuscendo pure a dare un senso positivo al tutto.
M'è venuto in mente che devo essere proprio cieco se non riesco a vedere attraverso le persone quando si rendono trasparenti e che, in fondo, anche io vado facendo qui da tutto questo tempo la stessa cosa. Piccole necessarie confessioni a perfetti estranei.


22 giugno 2007

essenze scrostate

Ieri sera me ne stavo a prendere fresco in balcone, mezzo stordito da quel boccale di birra a stomaco vuoto che m'ero bevuto. Ci vuole una doccia calda anche d'Estate a riconciliarti con l'universo. Radere i capelli a zero e fare subito dopo una doccia calda, ecco come mi piace. E asciugarmi al ponentino con le gocce d'acqua ancora addosso. Ieri era infatti Estate. Ma non è questo il punto.
M'ero acceso da fumare e sbuffavo voluttuosamente spire controluce al bagliore della tv accesa senza audio in salone. Poi lo sguardo è caduto sul portacenere di vetro e con un gesto distratto ho fatto saltare con l'unghia l'ultimo pezzetto di quella pellicola che lo ricopriva. Ho avuto un lampo della memoria e ho rivisto il momento in cui l'ho avuto fra le mani per la prima volta. Massiccio, solido, rosso sangue. E' stato da sempre in casa, anche quando ho smesso di fumare. Uno di quelli oggetti di riferimento di cui ti liberi solo quando si rompono. Il portacenere è stato relegato sul tavolino in balcone e negli anni ha cominciato a scrostarsi del colore originale. Ora è verde; forse per un caso, un colore complementare. E' molto più trasparente di prima, ci si può guardare attraverso: ci vedo la mia mano se lo afferro. Ha perso la sua patina di novità e perfezione e, per qualche ragione, è diventato ancora più attraente per me.

09 giugno 2007

vernacolo minimo

Lo so, nun è bello, è 'no spreco,
c'è la gente che more.
Però che ristoro, si è callo,
attaccàsse ar nasone.

06 giugno 2007

enchain me or set me free

Una mia vicina di casa ha un gatto. Si chiama Micki. Il gatto non la vicina.
Micki è un bel soriano nero e bianco. Il pelo lucido e lo sguardo sveglio.
La mia vicina ama molto Micki; almeno così mi pare.
Lei lo porta a fare le passeggiate nel vialetto condominiale con un guinzaglio.
A me questa cosa ha sempre stupito un po'. E non solo solo io, perché è capitato anche ai miei amici di incontrarla e tutti m'hanno detto: "hai visto quella col gatto al guinzaglio?"

Un giorno mi ha detto che è per il suo bene. Altrimenti scapperebbe, si perderebbe per la città e non saprebbe come tornare. Io ho pensato: "e ci credo che vuole scappare! Qual è il gatto che vuole essere tenuto al guinzaglio?"
Poi è successo che Micki è riuscito a scappare davvero. La vicina era disperata. Lei e tutte le altre "gattare" del condominio in strada a chiamarlo.
Micki è tornato dopo due giorni, che stava benissimo e sicuramente se l'era spassata un mondo.
Io non so cosa significa. Non so se sia meglio il guinzaglio e stare sicuri o l'indipendenza e rischiare di perdere. D'altronde io non ho un gatto.

02 giugno 2007

A Sort Of Homecoming (VIII)

Il sole trafigge le colline di tufo da uno squarcio di nuvole come un ricordo. Esalta radente il fieno chiaro come i capelli ed i campi d'erba umidi s'accendono del verde degli occhi. Intanto cadono rade piccole gocce di pioggia come lacrime sul parabrezza.

01 giugno 2007

10

La prima si dischiuse contando
leggera e incosciente come quella d'un bimbo.
La seconda con stento e con paura
non s'è aperta neanche tutta per il dolore.
Continuano a contare adesso
tutt'e due serrate a pugno.