16 febbraio 2007

compiti per casa



Si dice che gli opposti si attraggano, una visione complementare dell'universo antichissima. Sarà per questo che mi attrae lo Zen. A me che sono razionalista fino al midollo, che devo avere tutto ordinato, analizzato e spiegato davanti a me attrae questa via indefinibile, che non può essere descritta, né spiegata, né forzata, né compresa col pensiero.
Così nel corso di più di tre lustri, mi sono dedicato a conoscere meglio lo Zen (e anche qui il verbo non è adatto). Senza fretta particolare, perché non ci può essere fretta nella maturazione. Leggere dello Zen (che significa "meditazione") è come cercare di raccogliere acqua con un dito. Si può solo provare a ricevere qualche goccia che faccia arrivare a qualcosa di più importante nella strada alla propria rinascita attraverso il satori, l'illuminazione. Non c'è un metodo e questa è la cosa che capisco di meno e che mi affascina di più forse. Bodhidharma, noto come il primo patriarca Zen, sedeva in silenzio di fronte a un muro.

Questo che ho riportato è un koan cinese (una sorta di esercizio spirituale per monaci zen) del 1200 al quale sono particolarmente attaccato. Qui ci sono parecchi concetti tutti compressi insieme, io lo leggo e lo rileggo senza capirlo appieno e ogni volta ci trovo qualcosa di pertinente alle mie vicende. Oggi ci leggo della legge di causalità, di risposte e domande sbagliate, di uno studente che sorprende il maestro, di uno schiaffo come risposta giusta, del controllo e mancanza di controllo.

E' la barriera senza cancello quella più difficile da attraversare.

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