13 marzo 2007

La cosa più giusta



Morality is more properly felt
than judged of; though this
feeling or sentiment is commonly
so soft and gentle, that we are
apt to confond it with an idea.
David Hume


L'avevano beccato mentre tentava di attraversare le nostre linee, con la bolgetta dei documenti ancora a tracolla. Chissà cosa gli era passato per la testa. Forse la morosa che l'aspettava al paese, o il pensiero del granturco da raccogliere, o solo la paura di farsi ammazzare. Fatto è che l'avevano preso e ce l'avevano mandato qui nelle retrovie. La diserzione non è una cosa leggera, ma considerato tutto, avrebbe potuto sperare nell’indulgenza di un ufficiale anziano abbastanza per essergli padre e se la sarebbe potuta cavare. Disertare invece di portare ordini importanti a una divisione isolata dall'avanzata nemica era tutto un altro paio di maniche.

Per mancanza di uomini toccavano a noi della Compagnia Servizi diverse incombenze, non escluse la cura di una mucca da latte e la gestione di una stireria improvvisata dal caporale che faceva il sarto da civile. Niente a che vedere con l’organizzazione di un plotone d'esecuzione, una novità per gente abituata in due anni di guerra più alle scartoffie che al moschetto. Ma gli altri erano tutti a farsi ammazzare al fronte pochi chilometri più in là. Si sentivano già più forti i colpi di obice della fanteria tedesca; sarebbero presto arrivati anche qui.

Il tenente Guidi era un bravo guaglione che veniva da una famiglia per bene. Toccò a lui il comando del plotone quella mattina. Il capitano, uno che gli piaceva bere forte, era morto di difterite un mese prima, il maggiore era fuori e lui rimaneva il più alto in grado.

Fu un rituale breve. Il cappellano faceva segni nell'aria mentre il giovane in ginocchio con le mani legate probabilmente ancora non capiva cosa fosse successo. Poi si dovette metterlo in piedi. "Ma stai su, Cristo!" non faceva che ripetere il tenente. Niente, né lui né il caporale, tutt'e due abbastanza mingherlini, riuscivano a tenere su quel pezzo d'uomo che ciondolava a destra e a manca come un fantoccio. Non si fucila un uomo inginocchiato di regola, ma non ci fu verso.
Avevo assistito ad altre esecuzioni. Una volta una spia. Poi quel soldato che aveva stuprato e ammazzato la vivandiera. Quando va bene, qualcuno mira in testa ed è un attimo, ma quella mattina il poveraccio non fu così fortunato. Sarà che nessuno sapeva sparare così bene, sarà che a vedere quel ragazzo chinato nel fango un po' faceva caso anche a me. Al comando tutti avevano sparato e lui era caduto indietro su un fianco con la pancia squarciata, ma ancora vivo.

Mi mossi dal portico e andai a chinarmi su di lui. Il volto sbiancato dall'emorragia, gli occhi sbarrati che mi fissavano, le braccia ancora legate e piegate in maniera innaturale. Non c'era bisogno di grande scienza per capire che sarebbe morto dissanguato, ma non così presto. Feci un cenno a Guidi. Lui si affrettò con la pistola già fuori del fodero.

“Spari, tenente” gli sussurrai da dietro.

Una cosa è abbassare la sciabola e stare a guardare la scarica che parte dai fucili. Alla fine sono altri ad uccidere davvero e anche loro sono avvolti da una colpa indistinta, difficile da attribuire; chi avrà tirato giusto? Di chi il colpo mortale? Sparare un colpo in testa a un uomo, un commilitone, guardandolo negli occhi è cosa diversa. Colpo di grazia, certo, è un gesto pietoso risparmiargli quei minuti di dolori atroci, ma sei da solo a premere il grilletto. Un unico assassino.

“Spari, tenente!” Non mi stava ascoltando, con la pistola in mano fissava il ragazzo senza muoversi. “Spari, per Dio! Non vede che sta soffrendo come un cane?”

Sembra che in certi momenti il tempo scorra più lento, come se passare da un istante all'altro costi la fatica del respiro. Mi feci più vicino e, senza che gli altri del plotone mi vedessero, avvolsi la sua mano destra con la mia.
La pistola era puntata bene. Un colpo solo. La cosa giusta da fare.


[un ringraziamento speciale all'editor che ha lavorato a questo pezzullo praticamente più di me]

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