i due contadini
Arrivati alla stagione della semina, il contadino più giovane tracciò i solchi e sparse le sementi, mentre l'altro seduto in mezzo all'aia davanti alla sua capanna sputava tabacco e sbraitava come al solito senza muovere un dito.
"Perché invece d'imprecare tutto il giorno non semini anche tu?" gli chiese un giorno il vicino.
"Lo scorso autunno le inondazioni hanno portato via metà dei miei semi; poi gli uccelli ne hanno fatto razzia. D'inverno le gelate e poi la siccità di primavera hanno distrutto il resto. Non serve a nulla lavorare quando la fortuna e gli dei sono contrari e tu sei solo uno stolto a insistere ancora. Patirai la fame nera, i tuoi figli non avranno nulla da mangiare e tua moglie ti lascerà come ha fatto la mia!" Così gli rispose il vecchio e lui silenzioso tornò al suo campo a lavorare.
Vennero le piogge e lavarono via al fiume molte delle sementi. Così anche gli uccelli per nulla disturbati dagli spaventapasseri banchettarono di gusto. Però l'inverno non fu tanto rigido e la primavera portò nuove piogge sottili e benefiche.
Crebbe poco grano, ma il contadino ne ebbe abbastanza per sfamare sua moglie e il suo figlioletto appena nato.
L'altro contadino finì i suoi giorni sputando in terra e maledicendo la sua cattiva stella, mentre elemosinava la sua giornata all'angolo di una strada.