22 giugno 2007

essenze scrostate

Ieri sera me ne stavo a prendere fresco in balcone, mezzo stordito da quel boccale di birra a stomaco vuoto che m'ero bevuto. Ci vuole una doccia calda anche d'Estate a riconciliarti con l'universo. Radere i capelli a zero e fare subito dopo una doccia calda, ecco come mi piace. E asciugarmi al ponentino con le gocce d'acqua ancora addosso. Ieri era infatti Estate. Ma non è questo il punto.
M'ero acceso da fumare e sbuffavo voluttuosamente spire controluce al bagliore della tv accesa senza audio in salone. Poi lo sguardo è caduto sul portacenere di vetro e con un gesto distratto ho fatto saltare con l'unghia l'ultimo pezzetto di quella pellicola che lo ricopriva. Ho avuto un lampo della memoria e ho rivisto il momento in cui l'ho avuto fra le mani per la prima volta. Massiccio, solido, rosso sangue. E' stato da sempre in casa, anche quando ho smesso di fumare. Uno di quelli oggetti di riferimento di cui ti liberi solo quando si rompono. Il portacenere è stato relegato sul tavolino in balcone e negli anni ha cominciato a scrostarsi del colore originale. Ora è verde; forse per un caso, un colore complementare. E' molto più trasparente di prima, ci si può guardare attraverso: ci vedo la mia mano se lo afferro. Ha perso la sua patina di novità e perfezione e, per qualche ragione, è diventato ancora più attraente per me.

2 commenti:

Zu ha detto...

Non immaginavo la possibilità di descrivere l'amore duraturo attraverso un posacenere.

A. ha detto...

Non immaginavo nemmeno io di poterlo descrivere così. M'è venuto di getto. Sarà stata la birra o l'aroma dolce del tabacco.