16 febbraio 2005

The Dorm



I vagoni della metropolitana scricchiolano e sferragliano sinistramente mentre il treno s'avvicina alla banchina. Non c'è quasi nessuno a quest'ora. Giusto un paio di nottambuli sistemati sotto la telecamera nella piazzola di sicurezza.
La fermata di Hoyt-Schermerhorn fa schifo a quest'ora e a tutte le ore, infatti. La scaletta stretta che riporta a livello della strada è ingombra di cartaccia, bicchieri di carta e di altre cose che non ti va proprio di vedere. Almeno fa freddo e il tanfo di piscio e vomito non si sente troppo. All'angolo dell'isolato c'è il grocery store aperto fino a tardi. Lì mi conoscono e apprezzano le mie origini mediterranee. "Midnight Pasta", ossia la spaghettata di mezzanotte, è un concetto che mi sono venduto col negoziante e che anche i poliziotti di ronda hanno apprezzato. Mi porto via nella busta di carta qualche bottiglia di birra e un paio di lattine di zuppa. Tanto per buttar giù qualcosa di caldo. La birra però è fredda fredda e rimarrà fredda per quest'altro isolato.
Faranno 4 o 5 sottozero. La neve sporca s'è giacciata nelle aiuole. Qualche altra rapida falcata e sono al cancello e come tutte le sere mi fermo al checkpoint con la sagoma del dorm alle spalle. Gracchia la voce della guardia nell'altoparlante incastonato nel disco d'alluminio, "Hi". "Hi, Tom", faccio io. I convenevoli sono spicci all'una di notte. Tom mi conosce, m'ha visto ogni sera negli ultimo mese di turni di notte. Trovo quasi sempre lui. Ma non mi farebbe mai entrare senza tesserino e io neanche ci provo. Impreco mentalmente mentre mi levo un guanto per tirarlo fuori e sventolarlo contro il vetro antiproiettile, ma sono arrivato ormai. La hall è ancora ingombra di ragazzi che cucinano, vociano e guardano la tv. Non mi giro a guardarli; sono così stanco che neanche mi va di sbirciare la biondina in pigiama che mostra le sue grazie. Non si fraternizza tanto dopo l'ultimo episodio di violenza e io, oltretutto, sono uno straniero e si vede. Non è che stare qui mi esalti.
L'ascensore mi porta silenzioso fino al settimo piano e il linoleum mi scricchiola sotto i piedi fino in fondo al corridoio. La finestra senza tapparelle butta dentro la luce gialla dei lampioni; tra qualche ora farà giorno e odierò le sue tendine che non servono a nulla. Eppure è un'attrazione irresistibile. Il monolito di venti piani torreggia in mezzo al piazzale.
Onnipresente la cacofonia delle sirene in lontananza, mentre tre ragazzini stanno tentando di aprire la portiera di una macchina giù in strada.

1 commento:

A. ha detto...

Un ringraziamento speciale a Mi per le correzioni ortografiche.