(riscrittura, 22/06/06 - revisione, 24/06/06)
Doveva essere così. Per troppo tempo io e te avevamo brindato e festeggiato all'ultima missione. Questa sì è la più difficile! Non torneremo da questa! Per scaramanzia, contro la sfortuna. E invece, da questa base, nove assurde missioni notturne.
Quella notte il fuoco della contraerea era fitto, sì, i crucchi ci stavano aspettando! La notte era troppo limpida, rotta solo dalle nuvole di fumo della contraerea.
Ad un tratto le esplosioni s’erano fatte incredilmente fitte e, quando il finestrino è andato in pezzi per una troppo vicina, ho sentito a pelle che qualcosa non andava. M’ero girato di scatto per vedere come stavi; c'era un rivolo di sangue che ti scendeva da sotto la cuffia sulla tempia, ma t’eri girato anche tu sorridendo e m'avevi fatto segno che andava tutto bene, come sempre. Col pollice alzato. Poi uno dei motori che perdeva pressione dell’olio (il colpo era stato veramente vicino) e tu sempre più pallido che ti abbandonavi sulla console. Non so, ne avevo viste già di scene come quella, di carlinghe strappate dai proiettili e di corpi sanguinanti a volte irriconoscibili dei commilitoni. Fosse stato un altro non mi sarei stupito, il sangue e la sofferenza erano cose di tutti i giorni. Ma tu no, io ti conoscevo bene. Dalla scuola di volo e poi sui Lancaster, sempre insieme nella stessa squadriglia e nello stesso aereo. Inseparabili. Non avrei mai dato l’ordine di cambiare rotta e rientrare. L'aereo poteva volare. Avrei continuato, avrei finito la missione e poi, con calma, sarei tornato alla base. Gli ordini erano quelli. Con i flak che ci esplodevano a pochi metri dal muso e illuminavano la scena ho avuto paura, lo confesso. T’ho visto così, svenuto sul sedile con quella smorfia del labbro un po' piegato sempre a sminuire le cose e il navigatore che provava a tamponare la ferita. Una stretta alla bocca dello stomaco. E non c’ho pensato più di tanto; quattro parole ringhiate nell’interfono e il bestione che lentamente s’inclinava alla virata.Gli altri dell’equipaggio non fiatavano. Sentivo il loro sguardo su di te. E su di me.
Così abortimmo la missione. Così non sganciammo le bombe. Nessun’altro morì quella notte. I motori a manetta, per recuperare minuti preziosi. Arrivare in tempo. Ce la potevamo fare. Tu eri forte. Non t’avrei fatto morire come un cane in quella scatola di latta.
S'era fatto giorno ormai e la pista si vedeva lontana sotto la nebbia che si stava alzando. Ora che il rombo dei motori era più cupo ho sentito che tossivi. Con la coda dell'occhio ti vedevo bene ora, il volto bianco come la cera. Il carrello tocca terra, gli ultimi controlli. Siamo a casa! Ce la facciamo! Ad occhi chiusi e il sangue che bagnava nero il colletto di pelliccia, t’ho preso in braccio. Urlavo agli altri d’aiutarmi. Mani e braccia che ti portavano giù per il portello, fin sulla pista. Io che gridavo e t'abbracciavo. Urlavo e ti scuotevo per il giubbotto. Urlavo e ti picchiavo. Il volto. Il petto. Le mie mani sporche di sangue. Non poteva essere. Non potevi andartene. Non tu. Non ora. Non l'ultima missione. Che avrei fatto io senza di te? No. No.
Come in un sogno, sapevo che tutti ci guardavano. Anche il comandante della base, m'hanno poi detto. Ci hanno separato a forza. M'hanno portato via che urlavo ancora, sì, non so in quanti mi tenevano, mentre tu, steso sulla pista con gli occhi chiusi e la testa piegata non ti muovevi più.
Tra poco andrò via da qui. Lascio questi muri bianchi immacolati. La sacca è già pronta. L'uniforme stirata con tutte le mostrine è qui sul letto e la camicia manda un buon odore di pulito. La commissione m'ha visitato. Mi dicono non ci sarà corte marziale in considerazione dello stato di servizio esemplare, ma un comandate di squadriglia della RAF, la migliore aviazione del mondo, non abbandona una missione, se non per codardia.
Sarò trasferito, questo è ovvio. Per me ora un posto vale l'altro. Quella era l’ultima missione. So già cosa scriveranno sulla scheda. So già cosa sono per tutti. Ed è così che mi sento anch'io. Tu non ci sei più, amico mio, e io sono un LMF.
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N.d.A. (vedi commenti)