i due contadini
Là dove il fiume forma una piccola ansa e la terra ai margini del bosco digrada dolcemente verso l'acqua vivevano due contadini. L'uno, più vecchio, perennemente insoddisfatto, si lamentava sempre col cielo delle sue disgrazie; l'altro, invece, amava lavorare sodo a testa bassa e parlava solo quando necessario.
Arrivati alla stagione della semina, il contadino più giovane tracciò i solchi e sparse le sementi, mentre l'altro seduto in mezzo all'aia davanti alla sua capanna sputava tabacco e sbraitava come al solito senza muovere un dito.
"Perché invece d'imprecare tutto il giorno non semini anche tu?" gli chiese un giorno il vicino.
"Lo scorso autunno le inondazioni hanno portato via metà dei miei semi; poi gli uccelli ne hanno fatto razzia. D'inverno le gelate e poi la siccità di primavera hanno distrutto il resto. Non serve a nulla lavorare quando la fortuna e gli dei sono contrari e tu sei solo uno stolto a insistere ancora. Patirai la fame nera, i tuoi figli non avranno nulla da mangiare e tua moglie ti lascerà come ha fatto la mia!" Così gli rispose il vecchio e lui silenzioso tornò al suo campo a lavorare.
Vennero le piogge e lavarono via al fiume molte delle sementi. Così anche gli uccelli per nulla disturbati dagli spaventapasseri banchettarono di gusto. Però l'inverno non fu tanto rigido e la primavera portò nuove piogge sottili e benefiche.
Crebbe poco grano, ma il contadino ne ebbe abbastanza per sfamare sua moglie e il suo figlioletto appena nato.
L'altro contadino finì i suoi giorni sputando in terra e maledicendo la sua cattiva stella, mentre elemosinava la sua giornata all'angolo di una strada.
Arrivati alla stagione della semina, il contadino più giovane tracciò i solchi e sparse le sementi, mentre l'altro seduto in mezzo all'aia davanti alla sua capanna sputava tabacco e sbraitava come al solito senza muovere un dito.
"Perché invece d'imprecare tutto il giorno non semini anche tu?" gli chiese un giorno il vicino.
"Lo scorso autunno le inondazioni hanno portato via metà dei miei semi; poi gli uccelli ne hanno fatto razzia. D'inverno le gelate e poi la siccità di primavera hanno distrutto il resto. Non serve a nulla lavorare quando la fortuna e gli dei sono contrari e tu sei solo uno stolto a insistere ancora. Patirai la fame nera, i tuoi figli non avranno nulla da mangiare e tua moglie ti lascerà come ha fatto la mia!" Così gli rispose il vecchio e lui silenzioso tornò al suo campo a lavorare.
Vennero le piogge e lavarono via al fiume molte delle sementi. Così anche gli uccelli per nulla disturbati dagli spaventapasseri banchettarono di gusto. Però l'inverno non fu tanto rigido e la primavera portò nuove piogge sottili e benefiche.
Crebbe poco grano, ma il contadino ne ebbe abbastanza per sfamare sua moglie e il suo figlioletto appena nato.
L'altro contadino finì i suoi giorni sputando in terra e maledicendo la sua cattiva stella, mentre elemosinava la sua giornata all'angolo di una strada.
3 commenti:
Invece di perder tempo a maledire la sfortuna datti da fare?
mai perdere la speranza?
perseverare porta sempre i suoi frutti?
sono d'accordo :D
ho sempre pensato: AIUTATI che DIO t'Aiuta....
bene con altre parole... ma mi sembra anche la tua filosofia
ciao
anonima_mente
un po' come la storia della cicala e della formica.... forse, ma non ho testa ora per pensarci, magari domani (matilde)
Posta un commento